
Il bracconaggio non è un problema esclusivo del mondo animale; anche il regno vegetale è soggetto a pratiche illecite che mettono in pericolo diverse specie. Tra queste, una delle più minacciate è il legno di agar, noto anche come oud o gaharau, il cui valore sul mercato può raggiungere 40.000 euro al chilo. Questo fenomeno di contrabbando sta causando un grave rischio per la sopravvivenza di queste piante, simile a quanto accade con la salvia bianca.
Il commercio illegale di piante ha radici storiche profonde in Europa, dove, nel XVII secolo, le spezie aromatiche come la noce moscata e il pepe nero erano così preziose da poter acquistare una casa a Londra. Successivamente, eventi speculativi hanno colpito tulipani in Olanda e camelie in Francia. Oggi, il legno di agar è diventato l’oggetto di una nuova ondata di speculazione, con un incremento drammatico nella sua raccolta indiscriminata.
Il legno di agar è particolarmente apprezzato non solo nella produzione di profumi e incensi, ma anche come ingrediente per la medicina tradizionale. Tuttavia, questa pianta è estremamente rara in natura, originando da un’infezione provocata da un complesso interazione tra funghi e batteri. Gli alberi appartenenti ai generi Aquilaria e Gyrinops producono una resina altamente aromatica in risposta all’aggressione dei patogeni.
La resina, dal profumo unico, necessita di circa dodici anni per maturare, rendendo la coltivazione di queste piante ancora più difficile. Nonostante sia possibile inoculare parassiti negli alberi per coltivarli artificialmente, il prodotto ottenuto non può essere paragonato a quello derivante da piante adulte e secolari. Recentemente, le autorità di Hong Kong hanno segnalato un aumento di dodici volte nel taglio illegale di piante di Aquilaria e Gyrinops rispetto all’anno precedente.

Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), queste specie sono classificate come vulnerabili, il che evidenzia l’urgenza di affrontare il problema del commercio illegale. Tra le specie a rischio vi sono l’Aquilaria malaccensis, l’Aquilaria crassna e il Gyrinops walla.
In risposta a questa situazione critica, il genetista Zhang Huarong, della Kadoorie Farm and Botanic Garden, ha avviato un progetto per raccogliere materiale genetico di questi alberi per creare una banca del germoplasma. Questo archivio vivente rappresenta una speranza per la conservazione e la ricerca sulle tecniche di coltivazione.
Un esempio di raccolta indiscriminata paragonabile a quella del legno di agar è rappresentato dalla salvia bianca (Salvia apiana).
Questa pianta, sacra per le cerimonie dei nativi americani, è divenuta molto richiesta per gli incensi industriali.
Tuttavia, la sua habitat originario è stato notevolmente ridotto a causa dell’espansione urbana. Inoltre, il cambiamento climatico, la siccità e gli incendi contribuiscono a mettere ulteriormente a rischio le popolazioni rimanenti di questa pianta.

Il mercato nero delle piante non conosce confini. In Australia, il valore di un chilo di semi di Eucalyptus salmonophloia si aggira intorno agli 8.000 dollari, mentre nello stato di New York, le radici del ginseng americano(Panax quinquefolius) possono essere vendute illegalmente a oltre mille euro al chilo. Anche il contrabbando di piante ornamentali, in particolare delle succulente, rappresenta una grave minaccia per la biodiversità.
Nell’ultimo anno, solo in Sudafrica, un paese noto per la sua ricca biodiversità, sono stati sequestrati oltre un milione e mezzo di esemplari di piante raccolte illegalmente. È evidente che l’emergenza bracconaggio vegetale necessita di un intervento rapido e deciso per proteggere queste specie in via di estinzione e garantire la loro sopravvivenza futura.
